Cefalea a grappolo
La cefalea a grappolo è una forma rara dal punto di vista epidemiologico con incidenza inferiore allo 0,5% nella popolazione maschile e 0,1% in quella femminile. E' tipicamente una patologia del sesso maschile, a differenza dell'emicrania, anche se, negli ultimi anni, la frequenza nelle donne sembra essere aumentata di pari passo con l'acquisizione di attività lavorative e stili di vita in passato tipici solo degli uomini.
Gli attacchi sono particolarmente dolorosi tanto che la forma è stat soprannominata “cefalea del suicidio”.
La cefalea a grappolo è caratterizzata da accessi parossistici di dolore lancinante, di intensità severa, della durata variabile tra 15 e 180 minuti, a sede orbitaria, sovra-orbitaria e/o temporale, strettamente unilaterali. La cefalea si accompagna ad intensa lacrimazione, iniezione congiuntivale, ostruzione nasale, o viceversa scolo nasale (rinorrea), sudorazione facciale, tutti strettamente omolaterali al dolore.
Le crisi, nella forma episodica, si presentano giornalmente, spesso ad orari fissi, una o più volte nelle 24 ore, per periodi della durata di 3-6 settimane con cadenza annuale o biennale. Il 10% circa dei pazienti presenta una forma cronica, senza lunghe fasi di remissione.
L'intensità della cefalea è tale che il paziente si trova nella necessita’ di muoversi in continuazione (fenomeno del cosiddetto running-walking) fino trovare una posizione soddisfacente, inoltre non sopporta la presenza di nessuno intorno a lui (a differenza dell'emicranico) ed il suo comportamento è estremamente agitato.
In considerazione del quadro clinico molto caratteristico, la diagnosi di cefalea a grappolo non comporta particolari difficoltà, anche se nella pratica clinica non è infrequente una certa confusione con la nevralgia del trigemino (dolore ad insorgenza acuta, di estrema severità, localizzato alla guancia, della durata di pochi secondi, scatenato da stimolazioni tattili e/o masticazione).